LA VOCE DEI PAPI
Papa Giovanni Paolo II
Lettera autografa del Santo Padre Giovanni Paolo II
A MONSIGNOR FRANÇOIS XAVIER
NGUYEN VAN THUAN
Presidente del Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace
Al termine degli esercizi spirituali ai quali ho avuto la gioia di partecipare con i miei più vicini collaboratori della Curia Romana, durante questa prima settimana della Quaresima, indirizzo a Lei, caro Fratello nell’episcopato, i miei più cordiali ringraziamenti per la testimonianza di fede ardente nel Signore che Lei ha espresso vigorosamente attraverso le Sue meditazioni sul tema così attuale per la vita della Chiesa: «Testimoni della speranza».
Ho desiderato che nel corso del grande Giubileo si desse un posto particolare alla testimonianza di persone che «hanno sofferto per la loro fede pagando col sangue la loro adesione a Cristo e alla Chiesa o affrontando con coraggio interminabili anni di prigionia e di privazioni d’ogni genere» (Incarnationis mysterium, n. 13). E una tale testimonianza che Lei ha condiviso con noi con calore ed emozione, mostrando che, in tutta la vita dell’uomo, l’amore misericordioso di Dio, che trascende ogni logica umana, è senza misura, specialmente nei momenti di più grande angustia. Lei ci ha così associati a tutti quelli che, in diverse parti del mondo, continuano a pagare un pesante tributo in nome della loro fede in Cristo.
Basandosi sulla Scrittura e sull’insegnamento dei Padri della Chiesa, come anche sulla Sua esperienza personale, in particolare del periodo passato in prigione per Cristo e la sua Chiesa, Lei ha messo in luce la potenza della Parola di Dio che, per i discepoli del Cristo, è «saldezza della fede, cibo dell’anima, sorgente pura e perenne della vita spirituale» (Dei Verbum, n. 21).
Attraverso la Sua parola fraterna e stimolante, Lei ci ha condotto sulle vie della speranza che Cristo ci ha aperto, rinnovando la nostra umanità per farci creature nuove e chiamandoci ad un perpetuo rinnovamento personale ed ecclesiale. Possa il Verbo Incarnato donare a quanti ancora oggi soffrono perché Cristo sia conosciuto ed amato, la forza ed il coraggio di annunciare in tutte le circostanze la verità dell’amore cristiano!
Caro Fratello nell’episcopato, affido all’intercessione materna della Vergine Maria, Madre della speranza, la Sua persona come anche il Suo ministero attraverso il quale Lei contribuisce in maniera specifica, a nome della Chiesa, all’instaurarsi della giustizia e della pace fra gli uomini. Che Lei Le ottenga l’abbondanza delle grazie di suo Figlio, il Verbo Incarnato!
Di tutto cuore, Le imparto una affettuosa benedizione apostolica che estendo volentieri a tutte le persone che Le sono care.
Vaticano, 18 marzo 2000
JOANNES PAULUS II
Papa Benedetto XVI
LETTERA ENCICLICA SPE SALVI
DEL SOMMO PONTEFICE BENEDETTO XVI
AI VESCOVI, AI PRESBITERI E AI DIACONI
ALLE PERSONE CONSACRATE E A TUTTI I FEDELI LAICI
SULLA SPERANZA CRISTIANA
- Affinché la preghiera sviluppi questa forza purificatrice, essa deve, da una parte, essere molto personale, un confronto del mio io con Dio, con il Dio vivente. Dall’altra, tuttavia, essa deve essere sempre di nuovo guidata ed illuminata dalle grandi preghiere della Chiesa e dei santi, dalla preghiera liturgica, nella quale il Signore ci insegna continuamente a pregare nel modo giusto. Il Cardinale Nguyen Van Thuan, nel suo libro di Esercizi spirituali, ha raccontato come nella sua vita c’erano stati lunghi periodi di incapacità di pregare e come egli si era aggrappato alle parole di preghiera della Chiesa: al Padre nostro, all’Ave Maria e alle preghiere della Liturgia [27]. Nel pregare deve sempre esserci questo intreccio tra preghiera pubblica e preghiera personale. Così possiamo parlare a Dio, così Dio parla a noi. In questo modo si realizzano in noi le purificazioni, mediante le quali diventiamo capaci di Dio e siamo resi idonei al servizio degli uomini. Così diventiamo capaci della grande speranza e così diventiamo ministri della speranza per gli altri: la speranza in senso cristiano è sempre anche speranza per gli altri. Ed è speranza attiva, nella quale lottiamo perché le cose non vadano verso « la fine perversa ». È speranza attiva proprio anche nel senso che teniamo il mondo aperto a Dio. Solo così essa rimane anche speranza veramente umana.
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[27] Testimoni della speranza, Città Nuova 2000, 156s.
Papa Francesco
ESORTAZIONE APOSTOLICA
GAUDETE ET EXSULTATE
DEL SANTO PADRE FRANCESCO
SULLA CHIAMATA ALLA SANTITÀ NEL MONDO CONTEMPORANEO
- A volte la vita presenta sfide più grandi e attraverso queste il Signore ci invita a nuove conversioni che permettono alla sua grazia di manifestarsi meglio nella nostra esistenza «allo scopo di farci partecipi della sua santità» (Eb 12,10). Altre volte si tratta soltanto di trovare un modo più perfetto di vivere quello che già facciamo: «Ci sono delle ispirazioni che tendono soltanto ad una straordinaria perfezione degli esercizi ordinari della vita cristiana».[15] Quando il Cardinale Francesco Saverio Nguyên Van Thuân era in carcere, rinunciò a consumarsi aspettando la liberazione. La sua scelta fu: «vivo il momento presente, colmandolo di amore»; e il modo con il quale si concretizzava questo era: «afferro le occasioni che si presentano ogni giorno, per compiere azioni ordinarie in un modo straordinario».[16]